Criteri ambientali minimi (CAM): requisiti acustici più restrittivi per gli edifici pubblici
1. PREMESSA
Il settore dell’acustica edilizia è in questo periodo soggetto a molte novità normative. Lo scorso anno è stato aggiornato il pacchetto di norme europee UNI EN ISO 12354, alla base del calcolo dei requisiti acustici passivi, consentendoci di migliorare i modelli di calcolo e di estendere la trattazione ad un maggior numero di tipologie edilizie.
Questa importante pubblicazione porta con sé l’aggiornamento della UNI/TR 11175, che rappresenta l’applicazione italiana delle UNI EN ISO 12354 ed è attualmente in fase di elaborazione ai tavoli normativi.
Anche la classificazione acustica è divenuta oggetto di norma in tempi recenti, grazie alla pubblicazione delle UNI 11367 e UNI 11444, pubblicate rispettivamente nel 2010 e nel 2012, mentre per quanto riguarda le caratteristiche acustiche degli ambienti interni la revisione della UNI 11532 è ancora in corso (la norma è stata divisa in più parti, di cui soltanto la prima è stata pubblicata lo scorso marzo).
Scopri il software Edilclima dedicato ai calcoli acustici
EC704 - Requisiti acustici passivi degli edifici
Se dal punto di vista normativo l’attività è stata costante negli ultimi anni, lo stesso non si può dire dell’attività legislativa. In generale una norma rappresenta una regola di buona progettazione che tuttavia diviene obbligatoria soltanto nel momento in cui viene emessa una legge che la rende cogente.
I requisiti acustici passivi sono ad oggi ancora regolamentati dal DM 5/12/97, pubblicato da più di vent’anni e piuttosto controverso, in quanto il suo testo lascia spazio a molti dubbi e ha richiesto negli anni diverse circolari di chiarimento.
La classificazione acustica, a differenza della classificazione energetica, resta ancora oggi un atto volontario e in quanto tale poco praticato (teniamo presente che la classificazione è riferita a misure in opera ed è pertanto una procedura piuttosto onerosa per il committente).
2. I CRITERI AMBIENTALI MINIMI (C.A.M.)
Con l’emanazione del Decreto 11 Gennaio 2017, “Adozione dei criteri ambientali minimi per gli arredi per interni, per l’edilizia e per i prodotti tessili”, meglio conosciuto come Criteri Ambientali Minimi (C.A.M.), il legislatore, anche se limitatamente a bandi e gare di appalto di edifici pubblici, ha pubblicato nuove prescrizioni in risposta all’esigenza di garantire un certo livello di comfort acustico negli ambienti interni.
Riassumiamo in breve i requisiti richiesti dal Decreto 11 gennaio 2017, in particolare al punto 2.3.5.6 (comfort acustico):
● i valori dei requisiti acustici passivi dell’edificio devono corrispondere almeno a quelli della Classe II ai sensi della norma UNI 11367;
● nel caso in cui l’edificio sia un ospedale, una casa di cura o una scuola, i requisiti acustici passivi devono soddisfare il livello di “prestazione superiore” riportato nell’Appendice A della norma UNI 11367;
● per gli ambienti di uso comune o collettivo dell’edificio collegati mediante accessi o aperture ad ambienti abitativi, devono essere rispettati i valori di “prestazione buona” indicati nell’Appendice B della UNI 11367;
● gli ambienti interni devono essere idonei al raggiungimento dei valori indicati per i descrittori acustici riportati nella norma UNI 11532 (almeno il tempo di riverberazione e lo STI).
I professionisti sono tenuti a dare evidenza del rispetto di questi requisiti sia in fase di progetto che in fase di verifica finale della conformità (si è esonerati dalla presentazione di questa documentazione soltanto se l’edificio è sottoposto a protocolli di sostenibilità energetico-ambientale in cui siano soddisfatti tutti i requisiti richiamati nel decreto stesso).
3. I DESCRITTORI DELL’INTELLEGIBILITÀ ACUSTICA INTERNA
Alcune prescrizioni del decreto C.A.M. riguardano sostanzialmente il calcolo di quei requisiti acustici passivi cui da tempo siamo abituati (i parametri coinvolti sono i medesimi richiamati da DPCM 5/12/97); soffermiamoci allora sulle novità, ovvero sui descrittori acustici riguardanti l’intellegibilità acustica interna, rispetto ai quali, forse, abbiamo minore dimestichezza.
Questi parametri sono sostanzialmente basati sul rapporto tra energia utile ed energia dannosa ai fini della comprensione del parlato. Nella risposta ad un impulso proveniente da una sorgente sonora, si intende come suono utile la prima parte del suono che giunge al punto in cui si trova il ricevitore (ossia il suono diretto e le prime riflessioni che arrivano con un breve ritardo rispetto al suono diretto) e come parte dannosa la coda riverberante.
Il nostro sistema uditivo è infatti in grado di integrare su un certo periodo due suoni consecutivi facendoceli percepire come un unico suono (unisono): in questo modo le prime riflessioni servono a rafforzare il suono diretto e a rendere il trasferimento dell’informazione più chiaro e più preciso, mentre la coda riverberante non contribuisce al trasferimento dell’informazione.
Sulla curva di decadimento di una sorgente sonora stazionaria, si definisce il tempo di riverberazione come il tempo necessario al decadimento di 60 dB, e si indica con il simbolo T60. Il tempo di riverberazione viene per lo più calcolato in modo semplice con la formula di Sabine, in funzione del volume dell’ambiente e delle superfici dei componenti in esso presenti con i relativi coefficienti di assorbimento, dipendenti dal tipo di materiale.
Esistono poi formulazioni più dettagliate (teoria di Arau) che consentono di tenere conto anche della forma dell’ambiente se rettangolare.
L’indice di chiarezza C50 rappresenta invece il rapporto tra l’energia dell’impulso sonoro emessa nei primi 50 ms e l’energia totale che giunge all’ascoltatore, il suo calcolo è correlato al tempo di riverberazione e alla distanza tra la sorgente e il ricevitore; tale indice è quindi riferito ad una specifica posizione all’interno dell’ambiente.
L’indice di trasmissione del parlato (STI) è infine una grandezza fisica adimensionale, compresa tra 0 e 1, che rappresenta la qualità della trasmissione del parlato in relazione all’intellegibilità e viene determinato in conformità alla CEI EN 60268-16.
Lo scopo dello STI è analogo a quello del C50: misurare l’intellegibilità del parlato in una determinata posizione all’interno di un ambiente, quando il “parlato” viene prodotto attraverso un segnale normalizzato in un’altra specifica posizione. Questo segnale sonoro rappresenta una quantità fisica detta MTF (modulation transfer function) e cerca di riprodurre le caratteristiche di ampiezza e modulazione della voce umana.
Il decreto 17 gennaio 2017 cita espressamente le norme UNI 11367 e UNI 11532: quali sono quindi i valori limite di riferimento per questi parametri?
Innanzitutto sottolineiamo che proprio in seguito alla pubblicazione dei C.A.M. la norma UNI 11532 ha intrapreso il suo processo di revisione; se la parte 1 della norma, pubblicata a marzo 2018, definisce i descrittori che meglio rappresentano la qualità acustica, per l’individuazione dei valori ottimali di questi ultimi dobbiamo attendere la pubblicazione delle parti successive, che presumibilmente riguarderanno tutti i vari settori di applicazione (scolastico, terziario, sanitario ecc.). Ad oggi possiamo utilizzare i limiti proposti dal prospetto C.1 della UNI 11367, in attesa di valori ottimali più specifici.
Per quanto riguarda il tempo di riverberazione, prescrizioni e indicazioni progettuali sono fornite dalla Circolare Ministeriale n. 3150 del 22/5/1967 e dal D.M. 18/12/1975, entrambi riferiti ad edifici scolastici; altri riferimenti più recenti si trovano nelle norme UNI 11367 e UNI 11532:2014 (attualmente ritirata).
I lavori normativi alla nuova 11532-2 sono orientati ad un tempo di riverberazione ottimale ripreso direttamente dalla norma tedesca DIN 18041:2016.
Per quanto riguarda il C50 e lo STI, la norma in fase di elaborazione individua per gli edifici scolastici differenti categorie in relazione alla destinazione d’uso degli ambienti; in alcuni casi i limiti sono differenti a seconda del volume dell’ambiente.
CONCLUSIONI
Se analizziamo con attenzione la lista di prescrizioni introdotta dal Decreto 11 gennaio 2017 è evidente che ad oggi non è soltanto importante che l’edificio rispetti i requisiti acustici passivi, e sia quindi in grado di abbattere il rumore prodotto all’esterno o in ambienti adiacenti (qualità correlata alla UNI 11367 e al requisito di classe acustica), è anche necessario che il segnale sia intellegibile in modo tale da permettere la comprensione del parlato.
Per garantire la completezza del comfort acustico è quindi indispensabile che entrino in gioco parametri come il tempo di riverberazione, l’indice di trasmissione del parlato (STI) e l’indice di chiarezza (C50), rispetto ai quali siamo in attesa di nuovi limiti da perseguire grazie ai lavori di revisione della norma UNI 11532.