Sistemi di termoregolazione evoluti per le caldaie a condensazione
Quando il legislatore conosce poco il problema che intende regolamentare crea solo confusione
L’art.1, comma 3, punto 2) della legge 27 dicembre 2017 n. 205 così modifica il decreto legge 4 giugno 2013 n. 63, convertito dalla legge 3 agosto 2013 n. 90:
...omissis... La detrazione si applica nella misura del 65 per cento per gli interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione di efficienza almeno pari alla classe A di prodotto prevista dal citato regolamento delegato (UE) n. 811/2013 e contestuale installazione di sistemi di termoregolazione evoluti, appartenenti alle classi V, VI oppure VIII della comunicazione della Commissione 2014/C 207/02, o con ...omissis...
I sistemi di termoregolazione “evoluti” sopra citati, caratterizzati dalla priorità ambiente, oltre a non essere evoluti in quanto presenti da anni sul mercato, sono quanto di più sbagliato da utilizzare con caldaie a condensazione.
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Ogni locale è infatti caratterizzato da un proprio fabbisogno, propri apporti, propria occupazione; non può quindi costituire un riferimento, in particolare in un edificio condominiale. Ma non è questo il maggior problema; ha certamente senso installare una caldaia a condensazione, soprattutto se le condizioni di progetto la mettono in condizione di condensare abbondantemente.
La migliore regolazione che consente di ottenere queste condizioni non è quella “avanzata” e nemmeno una particolarmente costosa, ma semplicemente la compensazione climatica con l’aggiunta della regolazione per singolo ambiente, di tipo proporzionale (P) o PI o PID, agente sulla portata d’acqua che attraversa il corpo scaldante.
La più semplice ed efficace è la valvola termostatica auto azionata di buona qualità (meccanica), senza escludere però valvole elettriche o elettroniche, a seconda delle situazioni pre-esistenti.
Questo tipo di impianto di regolazione può essere progettato e calcolato in modo preciso per ottenere dal tipo di caldaia prescelto la quantità di condensa che gli è propria.
Questo argomento, con le modalità di calcolo consigliate è stato trattato su Progetto 2000 n. 18 - Giugno 2000 e su Progetto 2000 n. 21 - Dicembre 2001, ed è stato preso in considerazione dalla normativa UNI TS 11300-2.
Occorre ricordare, a questo proposito, che le caldaie a condensazione, chiamate anche caldaie e bassa temperatura, presentano rendimenti tanto maggiori quanto minore è la temperatura di ritorno, a prescindere da quella di mandata, che può essere anche non propriamente bassa.
Questa caratteristica produce un ulteriore effetto positivo perché consente di correggere in esercizio eventuali imprecisioni di calcolo. Se la temperatura di ritorno risultasse più elevata di quella calcolata dal progettista è sufficiente alzare di poco la curva di mandata per ottenere un corrispondente abbassamento della temperatura di ritorno (meccanismo: l’aumento della temperatura di mandata, a parità di set-point delle valvole, provoca una loro parziale chiusura, con aumento del Dt e quindi riduzione della temperatura di ritorno).
Il limite per il calcolo del progettista e per la successiva possibile correzione per ottenere bassa temperatura di ritorno, sta nella portata minima di fluido termovettore alla quale il generatore può funzionare correttamente senza danno.
È importante quindi che questo dato (portata minima o Δt massimo) sia chiaramente fornito e garantito dal produttore.
Ove questo dato non sia garantito o non consenta le prestazioni necessarie sarà indispensabile ricorrere ad un separatore idraulico o ad uno scambiatore intermedio.
Questa soluzione andrà a scapito di alcuni punti di rendimento ma proteggerà il generatore da possibili danni. Solo alcuni generatori consentono di avere la botte piena e la moglie ubriaca. Vale quindi la pena di individuarli.